REALIZZIAMO L’INSERIMENTO LAVORATIVO DEGLI SVANTAGGIATI

NON C’È DIGNITÀ SENZA LAVORO. Ognuno va impegnato nella costruzione del mondo per quanto glielo permettono le sue potenzialità, sia fisiche che mentali; nessuno può essere escluso a priori (foto da Video per il sito, n. 09-04) da questa mansione che fa dell’uomo, anche quando il lavoro che svolge è materialmente minimale, quello che l’uomo deve essere.
È vero che il lavoro nobilita l’uomo, ma è ancora più vero che l’uomo nobilita il lavoro. Concretamente
o molti dei disabili accolti in comunità impegnano le loro energie, che a volte sono anche molto residuali, nella gestione della vita del gruppo in cui vivono.
o per dare spazio concreto e realisticamente praticabile all’inserimento lavorativo dei disabili è nato un collegamento tra la Comunità e alcune cooperative sociali: un vero e proprio sistema, che punta a valorizzare al massimo, a fianco a fianco con lavoratori a tutto tondo, che godono di uno stipendio e di contributi previdenziali a norma di contratto nazionale di lavoro, le abilità, magari solo molto residuali del soggetto, in campi lavorativi diversi: le elencheremo qui di seguito.
MA L’INSERIMENTO LAVORATIVO DEI SOGGETTI DEBOLI VA STRETTAMENTE PERSONALIZZATO. Abbiamo avuto e abbiamo tuttora in comunità due disabili la cui salute è stata fortemente danneggiata da inserimenti non personalizzati: uno presso una dita privata, a Milano, un altro presso un Ministero a Roma (foto da Video per il sito, n. 09-03).
Per questo ci siamo inventati un sistema comunità/cooperative sociali, concepite queste ultime e gestite come longae manus della CdCdU, che in obbedienza si suoi fini statutari permettono questa personalizzazione:

  • quando il soggetto che inserisci al lavoro non è in grado di riconoscere il valore del denaro, è preferibile “compensarlo” in servizi (vacanze estive, attività sportiva, attività ludiche, teatro, uscite, feste ecc…).(foto da Video per il sito, n. 05-07);
  • quando il soggetto che inserisci al lavoro può applicarsi solo per un parte delle ore lavorative, bisogna che per la altre ore vengano allestite attività diverse, di complemento e di relax (foto da Video per il sito, n. 08-02);
  • quando il soggetto che inserisci al lavoro può svolgere solo attività molto poco produttive, non c’è nessuna ingiustizia a dargli in denaro quel poco che si è effettivamente guadagnato, e garantirgli il rispetto della sua dignità di persona per altra strada, a partire dall’impegno a non abbandonarlo più, anche quando il Signor Dottore lo avrà dichiarato “guarito per decreto” (foto da Video per il sito, n. 04-08).

Ne cuore di questo “sistema”, per l’inserimento lavorativo la CdCdU ha messo in piedi tre cooperative, una a Perugia, la Coop. Sociale Il Pavone, e due a Gubbio: la Comunità di S. Girolamo coop sociale a r.l. e La Saonda coop sociale a r.l. .
Il Pavone sul piano dei piccoli lavoretti ha dato e dà spazio a molti disabili ma, per adesso, non ha le dimensioni diu n’azienda; ce l’hanno invece, quella dimensione la S. Girolamo e La Saonda, pur praticando anche loro quei lavoretti di cui sopra, che hanno lo scopo eminentemente d inserimento nella vita più che nel lavoro.

LA COMUNITÀ DI S. GIROLAMO COOP SOCIALE a R.L.

Nel 1975, subito dopo l’insediamento della Comunità di Capodarco a S. Girolamo, con il nome di Centro Lavoro Cultura, per inserire al lavoro i soggetti accolti nacque la Cooperativa S. Girolamo, cooperativa di Produzione e Lavoro: le cooperative sociali ancora non esistevano.
Appena possibile venne acquistato il primo lotto della Zona Industriale Padule Fornacette, oggi quasi piena di insediamenti artigianali: un lotto di 4.000 mq. che il Comune aveva messo in vendita (urbanizzato) per la bella cifra di 600 (seicento) lire al mq.: come se oggi dicessimo: acquistiamo 4.000 cialde del Caffè Tre Ceri. Ci fu chi gridò e invocò che di lotti ne venissero acquistati non uno solo, ma due, non foss’altro perché il prezzo presto avrebbe preso a lievitare, ma non venne ascoltato.
Al primo stabile se ne aggiunsero poi altri due, fino alla situazione attuale, che copre un migliaio di mq. circa.
L’attività della Coop. S. Girolamo prese l’abbrivo nel Convento omonimo, con due settori produttivi : legatoria e tipografia (Foto di ORLANDO BAROZZI: dovrebbe arrivarti da Palazzolo – Bergamo).
La legatoria a mano poteva contare sull’eccezionale abilità di Aquino Doretto.

La tipografia invece “partì” con una “Platina” di fine 800, acquistata a peso di ferro vecchio dalla ditta Reale Manci di Fossato di Vico; incredibile, ma vero: Orlando Barozzi, Clemente Ceccarini e Arnaldo “Pierino” D’Acri riuscirono a farla funzionare, con l’aiuto del Ing. Piero Antonioli; con quel catorcio stampammo anche la prima edizione della Vita Beati Ubaldi di Giordano da Città di Castello, tradotta da don Angelo per la Famiglia dei Santantoniari; ci fu di grande aiuto il prof. Adolfo Barbi; fra l’altro ad ogni grande foglio che veniva stampato bisognava spruzzare del talco sulla composizione tipografica in piombo, con lo spruzzatore a mano (quello del “flitt”) che si usava d’estate contro le zanzare: a sera, quando uscivamo da una giornata di quel lavoro, rischiavamo di essere presi per dei mugnai: anche il Prof.

Successivamente la Tipografia S. Girolamo si trasferì nei fondi amplissimi della Casa di Riposo “Mosca”, dotandosi di una linotype e di macchine da stampa seminuove e potendo far conto sulla puntuale professionalità e di gente come “Pierino” e Maurizio Pirani e sull’assoluta dedizione di Gianni Piccotti.
Infine approdò al’interno del nuovo capannone di Padule Fornacette.
Nel frattempo aveva dilagato la tecnologia digitale, vanificando gran parte delle conoscenze acquisite e obbligandoci a rinnovare quasi del tutto il parco macchine.
Fu un’impresa ciclopica, o la classica vicenda del troppa grazia S. Antonio? Un po’ e un po’.
Al culmine del nostro enorme sforzo economico, arrivammo ad una potenzialità produttiva (ci dissero) di 40 q.li di stampati al giorno; occorreva un mercato proporzionato; nel frattempo altre imprese s’erano attrezzate secondo i dettami della nuova tecnologia, e avevano investito capitali enormi, e potevano produrre il doppio di noi a costi dimezzati.

Con grande dispiacere, dovemmo chiudere in quattro e quattr’otto la nostra amatissima tipografia. Pierino e Maurizio tentarono di continuare la vecchia strada, con una loro tipografia, nella zona Shangai.
Quando, nel 1992, tornò ad essere Presidente Tonino Scavizzi, che lo era già stato dal 1977 al 1981, e lo è tuttora, imboccammo un’altra strada, la cartotecnica, e. anche se con un’attrezzatura rudimentale, cominciammo a produrre coriandoli per la Ditta Mario Ciulli di Monticiano (SI).
Ma la cooperativa S. Girolamo aveva aperto dal 1977 un’altra attività, la meccanica ortopedica, in Via di Fonte Arano, sul retro del Bar della Contessa.
Dalle alte stanze della IBM si affiancò a noi, con tutta la sua carica di umanità e di entusiasmo, l’Ing Giuliano Salvatori, della IBM. A un certo punto sembrò che riuscissimo a produrre una carrozzina a corrente elettrica e comandi elettronici. Ma quando si fu certi che quel tipo di carrozzine, anche a costi elevati, le avrebbe pagate lo Stato, arrivarono i padroni del vapore, pardon: del settore, con una cofena di dollari nuovi di zecca, e ci spazzarono via come fuscelli.
Il settore di meccanica ortopedica della Cooperativa S. Girolamo ripiegò sulla manutenzione delle carrozzine, soprattutto se acquistate per suo tramite, e poté riacquistare la pace dei sensi.
Il settore cartotecnico, sotto la leadership pacata e tenace di Giorgio Cecchetti, si mise in proprio, incrementò di molto il livello di automazione lasciando però sempre un ampio spazio alla manualità.
In altri contesti produttivi la crescita del’automazione avrebbe ridotto all’osso la manodopera: noi non potevamo né volevamo farlo; fu però necessario costruire un capannone nuovo e adibirlo interamente a magazzino: oggi quel magazzino si riempie continuamente di confezioni di coriandoli per 11 mesi all’anno, e poi, in gennaio/febbraio, a ridosso del carnevale, si svuota.
Nonostante questo, anche sul piano produttivo abbiamo avuto grandi soddisfazioni: ormai da anni siamo tra i fornitori di alcuni delle più famose feste carnevalesche d’Italia, a cominciare dal Carnevale di Viareggio.
Ma forse le soddisfazioni più grandi sono state due:
• il conferimento della medaglia d’oro (foto che ti arriverà per e mail da Photostudio) da parte della Società Operaia di Gubbio, la gloriosa associazione che risale alla seconda metà dell’800, quando gli operai si organizzarono per darsi quelle sicurezze assicurative che erano ancora al di fuori dell’orizzonte degli impegni statali; oggi la Società Operaia di Gubbio continua a perseguire sotto altre forme gli stessi scopi sociali che ne hanno motivato la nascita; la sua sede è nel quartier di S. Martino, in Largo Steuchi, unanimemente conosciuto come “Piazzetta della Società Operaia”, in un suo bel palazzo che ospita, oltre diverse famiglie, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e del’INPS. Sulla sua facciata una lapide, dedicata all’anarchico Pietro Gori, canta ancora il suo passato glorioso: Dove dormono i giganti, I NANI DI PASSAGGIO non si persuadono di essere stati preceduti da tanta grandezza;
• un ordine del tutto sui generis: un nostro grossista voleva qualche decina di kilogrammi di coriandoli, ma non policromi, bensì di Tre quantitativi identici come peso ma diversi come colore, in tre colori netti e distinti: un primo quantitativo tutti bianchi, un secondo tutti rossi, un terzo tutti verdi. Erano i coriandoli della festa che Roberto Benigni anima nel film “La vita è bella”.

LA SAONDA COOP SOCIALE a R.L.

Era lanno 1987; la Saonda fu inizialmente promossa da Vincenzo Francioni e poi, egregiamente, da Michele Saragnese: sono ritratti insieme dalla foto mentre con Marco Panfili stanno lavorando a fare cornici e cofanetti in legno, inizialmente accoglie una decina di giovani disabili della zona e anche da Gubbio; presto si aprirà in essa un’altra lavorazione, estremamente interessante: in un locale preso in affitto dai Cambiotti, i “ragazzi”, compreso Fulvio Nuti che abita in Parrocchia con la moglie e i figli, assemblano per la Faber, una consociata di Merloni, cappe da aspirazione per cucina: un’attività che, una volta trasferita La Saonda a S. Marco, al seguito del gruppo che avrà lasciata la parrocchia, conoscerà un grandissimo sviluppo con la presidenza di Antonio Fania.
Per oltre dieci anni (foto da Video per il sito, n. 11-02) dal camion de La Saonda, di ritorno dalla Faber di Fossato di Vico, una consociata della Merloni, venivano scaricati ogni mattina una serie di bancali (foto da Video per il sito, n. 11-01), carichi di componenti da assemblare, oltre 10 pezzi diversi. A sera il camion sarebbe tornato a Fossato di Vico, a scaricare 480 cappe, contenute in sei gabbie, dimensionate queste ultime sulle dimensioni del cassone del camioncino.
Occorreva assemblare i vari pezzi per farne cappe (foto da Video per il sito, n. 11-01) da aspirazione per cucine normali.
I ragazzi si mettevano al lavoro, con allegria, E con un cacciavite elettrico in mano (foto da Video per il sito, n. 11-09). Una volta assemblate le cappe, bisognava inserire al loro interno un biglietto di riconoscimento: se l’assemblaggio fosse stato difettoso, sia dalla Nuova Zelanda che dal Canada poteva arrivare il reclamo e si poteva risalire all’autore del difetto.
Lorenzo saldava i motorini o (foto da Video per il sito, n. 11-04), Tonino e Gennarino prima li mettevano in fila e poi li collocavano al posto giusto (foto da Video per il sito, n. 11-06). Fra parentesi: a Gennaro Basilicata, cittadino italiano residente S. Felice a Cancello, in provincia di Caserta, lo Stato, tramite una delle due Asl della città campana, ha riservato un trattamento coi controfiocchi: dopo aver accumulato con noi, per impegnative concordate, sottoscritte ma non onorate, un debito di circa 500.000 €, ha “ritirato” Gennarino e l’ha piazzato in una … casa di riposo. In onore del’art. 3 della Costituzione.
Antonia faceva scrupolosamente la sua parte (foto da Video per il sito, n. 11-07), ed era una meraviglia vederla uscire dai suoi problemi, e crescere in umanità, giorno dopo giorno.
Alla fine della catena toccava a Luca, detto “Lupo grigio” (foto da Video per il sito, n. 11-10) “chiudere” la cappa.

IL PAVONE COOP SOCIALE a R.L.

Se è vero che tra i diritti fondamentali della persone c’è quello a diventare, in senso sempre più pieno, personalità, cioè a diventare sempre più capaci di darsi dei fini e di scegliere i mezzi giusti per raggiungerli, a questo si è soprattutto dedicata la Cooperativa Sociale Il Pavone.
Il gruppo residenziale di Prepo, al tempo in cui era coordinato da Sauro Magara, aveva trovato una sua proiezione nell’inserimento lavorativo degli svantaggiati nell’informatica, tramite la Cooperativa Sociale Prepo. Poi però Sauro decise di aggregarsi al gruppo di Beatrice Aspromonti, e si portò via con sé, oltre la sua grande professionalità personale, anche le professionalità che aveva fatto crescere intorno a sé.
Anche a Perugia ci ritrovammo con disabili prevalentemente psichici, ma titolari della stesse dignità di Albert Einstein, o di Karol Wojtyla, e meritevoli che ci si dedichi a loro, perché NE VALE LA PENA (foto da Video per il sito, n. 09-12).
Allora ci organizzammo intorno a loro e, calibrato proprio su questa finalità, nel giugno del 2004 nacque laCooperativa Sociale Il Pavone.
Le sedute di programmazione sono sempre lunghe (foto da Video per il sito, n. 09-11), a volte defatiganti, e magari bisogna tornarci sopra il giorno dopo, con una platea leggermente variata (foto da Video per il sito, n. 09-14).
I lavori effettivamente praticabili non sono molti: chissà che un giorno qualche grande ditta, che ha assunto tra i suoi scopi anche l RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA, non apra questo discorso: voglio procurare del lavoro dignitoso ma fattibile a quella certa cooperativa (noi ci auguriamo che sia una delle nostre) che tenta di offrire lavoro reale e disabili reali.
Paola (foto da Video per il sito, n. 09-05) ce la mette tutta nel confezionamento di “telini” destinati agli ospedali e lavorati come “terzisti” di una cooperativa di Spello, ma certo non è il massimo tra i lavori auspicabili.
Appena un gradino più su Ornella e il suo “boy friend” Massimo lavorano alla prima fase del découopage (foto da Video per il sito, n. 09-06).
Intorno la vita ferve: la vita possibile, dove piccole cose assumono una portata i grande importanza per la persona: Armando chiede spiegazioni (foto da Video per il sito, n. 09-09), e vuole essere preso su serio, ed è questa una delle alternative del nostro modo di intendere i rapporti tra le persone, come qualcuno Giuseppe va a chiedere spiegazioni (foto da Video per il sito, n. 09-10).
E tutto questo confluisce nella Riabilitazione Cognitiva, nella progressiva acquisizione di Autonomie Personali e di Autonomie Sociali, di Socializzazione, di Ergoterapia, Fisioterapia, Educazione Affettiva e della Sessualità, di Arte Terapia, Espressione Creativa, Educazione Razionale ed Emotiva.