L‘IMPEGNO PSICOPEDAGOGICODEI NOSTRI CENTRI DIURNI

Ma, rispetto alla generale tendenza ad emarginare i disabili, la più puntuale testimonianza dello stile comunitario è forse lo spettacoloso lavoro di taglio psicopedagogico che portano avanti i nostri centri diurni.
Oggi nella nostra comunità i soggetti accolti sono prevalentemente disabili psichici: sembrerebbe dunque che tutti i discorsi fatti qui sopra, e lo stesso motto programmatico “Non c’è dignità senza lavoro”, dovessero vanificarsi; e invece qui si inseriscono l’intelligenza e la tenacia dei nostri centri diurni nel loro quotidiano perseguire la valorizzazione personalizzata delle capacità dei “ragazzi” accolti, anche quando quelle capacità sono estremamente residuali,.

“Centro diurno”
Un “centro diurno” è il luogo dove, dal lunedì al venerdì, per otto ore al giorno, la Comunità si dedica alla crescita, tutta la crescita possibile, dei disabili accolti, sia a titolo di ricovero residenziale che a titolo di ricovero diurno. In quelle otto ore si fa un qualcosa che secondo noi è di vitale importanza per oi ragazzi e di altissimo profilo civile per tutti: SI ACCOGLIE E SI VALORIZZA LA PERSONA NELLA SUA DIGNITÀ.
La dignità di persone tocca ad ogni uomo, per il solo fatto di essere un uomo.
La dignità di persona fonda quei diritti dell’uomo che la società e lo stato debbono semplicemente riconoscere.
Tra questi diritti c’è quello a diventare personalità, cioè a diventare capaci di darsi dei fini e a scegliere i mezzi giusti per raggiungere quei fini.
Ma quando hai davanti a te, affidati alle tue cure di operatore, dei ritardati mentali, non puoi non renderti conto che essi solo parzialmente, o forse molto parzialmente, riusciranno a diventare personalità.

E qui nasce la grande domanda. NE VALE LA PENA? Noi pensiamo di sì. La gente, i mass media, l’Intelligentzia del nostro paese pensano di no. Non lo dicono, ma pensano di no, che non valga la pena. Non lo dicono, ma pensano che andrebbe bene lo stesso se quelle decine di disabili psichici venissero concentrati in un sola stanza, in riga, con un solo operatore che intona ogni tanto “Fra Martino Campanaro”, alternandolo con “Oh! Quante belle figlie Madama Dorè!”,
Non lo dicono, che non vale la pena, semmai dicono che “costa troppo”.
Portare alla laurea in ingegneria un ragazzo normale ha costi altissimi, ma sicuramente ne vale la pena; ma portare Fabrizio a ridere solo di qualcosa che merita il suo riso, no, costa troppo.
Don Angelo è solito ricordare, in proposito, l’uscita di Annina, figlia di suo fratello Ubaldo, medico a Sassoferrato. Quel giorno egli era tornato a casa più tardi del previsto; e durante il pranzo spiegava alla moglie, alle figlie e al fratello prete, suo opsite quel giorno, che il ritardo era dovuto al fatto che in ospedale s’era preso cura di una persona anziana: un persona -disse- che era stata investita da una macchina, e ne era uscita malconcia, con diverse ossa rotte, un forte trauma cranico, una consistente perdita di sangue …: la bambina, che aveva 4 o 5 anni, chiese con il candore di chi riflette con assoluta immediatezza l’utilitarismo dilagante nella nostra cultura vincente : “O babbo, ma … conviene accomodarlo?”
È la domanda che la gente si pone di fronte ad un soggetto che dispone di capacità molto residuali, che gli permettono solo performances oggettivamente molto modeste. Conviene? Conviene investirci tempo e denaro, se tanto poveri, oggettivamente, saranno i risultati conseguiti?
Gli operatori dei nostri Centri diurni rispondono di sì, perché constatano ogni giorno che ne può nascere qualcosa di profondo e anche gratificante per l’operatore stesso.

La funzione essenziale delle cooperative sociali
A questo punto intervengono le sei cooperative sociali, come longae manus della nostra comunità: i nostri “ragazzi”, al di là dei loro limiti, riescono a volte a realizzare lavori di pregio, che, per essere immessi sul mercato, debbono essere prodotti da un ente che abbia la partita IVA.
Per la verità c’è anche un altro motivo aeque principalis che ci ha indotto a creare queste cooperative sociali: il contenimento degli stipendi degli operatori, che vorremmo vedere ben più consistenti ma la micragnosità delle risorse che l’Ente Pubblico mette a nostra disposizione non lo consente.
Tre sono le cooperative sociali alle quali “si appoggiano” i nostri tre centri diurni: a Gubbio la coop. Sociale S. Girolamo e la Coop Sociale La Saonda, a Perugia la Coop. Sociale Il Pavone.
Il coordinamento generale è del dr. Daniele Minelli, Psicologo clinico e di comunità, che ha due collaboratori, Sabrina Valentini e Matteo Catacchini nel Centro Diurno La Campagna dove quotidianamente lavora, e si avvale di Nicolina Grazia Farris per il Centro la Saonda e di Caterina Fania per il Centro Il Pavone.

Servizi complementari, di supporto e integrativi 
Sono “servizi complementari” le prestazioni con le quali i “ricoverati”, nelle forme possibili, dànno il loro contributo,magari minimo ma … tutto loro, alla gestione quotidiana del centro li accoglie: in cucina, in sala da pranzo, nella piccole pulizie.
Servizi di supporto: interventi ricreativo/educativo/culturali: gemellaggi, scambio di esperienze con altri centri, attività ludica; attività artistica e teatrale; mostre di pittura e di prodotti realizzati dagli ospiti del centro e simili. Sevizi integrativi: gite, uscite, feste, viaggi turistico/culturali, “competizioni” sportive; soggiorni marini della durata di 2 settimane.

Aree, progetti, obiettivi 
Sulla base delle linee concordate con l’ASL, il lavoro socio-psico-pedagogico
• quanto al “dove si colloca” è organizzato per aree;
• quanto alle finalità per cui si lavora, è organizzato per progetti, ognuno dei quali si prefigge uno più obiettivi.
Le aree interessate sono quella della Riabilitazione Cognitiva, delle Autonomie Personali, delle Autonomie Sociali, della Socializzazione, della Formazione Culturale, dell’Ergoterapia, della Fisioterapia, dell’Educazione Affettiva e della Sessualità, di Arte Terapia, dell’Espressione Creativa, dell’Educazione Razionale ed Emotiva.

I progetti 
• sono strettamente personalizzati sul singolo soggetto,
• sono a medio termine,
• vengono realizzati tramite dei laboratori,
• vengono discussi negli incontri periodici dell’équipe tecnica
• vengono verificati ogni sei mesi.

Gli obiettivi, ogni area ne ha di specifici, in riferimento a quattro obiettivi di fondo:
• far crescere le capacità percettive, per incrementare l’assunzione di informazioni;
• far crescere le capacità mnemoniche per imparare a immagazzinare, a valutare, a confrontare;
• far crescere le capacità cognitive, per l’elaborazione dell’informazione;
• far crescere le capacità coordinative, i fini dell’organizzazione e della regolazione del movimento.

I laboratori
Sul piano operativo, l’individuazione degli obiettivi dà luogo alla creazione di laboratori: laboratorio di Decoupage, di arte/terapia dei Burattini, di arte/terapia del Colore, dell’Attività Sportiva, della Carta Artigianale, dell’Attività Ludico/ricreativa, dell’ Orticoltura.
Due gruppi di laboratori meritano una particolare menzione:
• quelli che vengono “appoggiati” all’attività lavorativa: lavorazione del coriandolo, cornice- ria, falegnameria;
• quelli che potremmo definire ad alta fantasia inventiva: laboratorio di psicomotricità funzionale in acqua, di ippoterapia, di vela terapia, di attività teatrale, di tiro con l’arco.

Laboratori “appoggiati” all’attività lavorativa
Il lavoro fa parte della quotidianità di ogni essere umano è luogo di costruzione di identità, rafforza la fiducia e il rispetto di sé, luogo di scambio e di relazioni sociali, produce autonomia.

LABORATORIO di LAVORAZIONE DEL CORIANDOLO 
La terapia occupazionale è qui in gado di esaltare le reali capacità di tutti, qui l’inserimento lavorativo ha lo scopo primario di valorizzare e gratificare la persona, ma anche di insegnare il rispetto delle regole e dell’orario, il miglioramento della manualità, il mantenimento dell’attenzione.

LABORATORIO di CORNICERIA
In un lavoro non elementare come questo, lo scopo dell’inserimento lavorativo è quello di rendere consapevole il soggetto dell’importanza rivestita dal lavoro che esegue e sentirsene gratificato: il quantitativo di prodotto finito può anche essere modesto, ma la sua qualità è alta; e questo facilita l’abbattimento delle differenze fra disabilità e normalità.

LABORATORIO di FALEGNAMERIA
Il laboratorio falegnameria dà un’ulteriore possibilità a soggetti svantaggiati. Non solo quella di potersi rapportare con persone specializzate nel settore e quindi di poter imparare un mestiere, permettendogli da subito un bell’inserimento sociale ed ergoterapico, ma anche, in prospettiva, quello di venire inseriti in un contesto sociale “non protetto”.

Laboratori ad alto tasso di fantasia inventiva 
La nostra Équipe medica e psicopedagogica si fa carico del disabile in chiave personalista/dina-mica e punta ad incrementare con mezzi sempre nuovi il suo patrimonio di umanità, “inventandosi” laboratori di taglio inimmaginabile. Un’esperienza estemporanea è stata fatta anche nel Rafting, con l’omonima associazione di Norcia. Ma i laboratori hanno tutti una continuità nel tempo

LABORATORIO DI PSICOMOTRICITÀ FUNZIONALE IN ACQUA
L’attività psicomotoria in acqua, utilizzando anche musiche gradevolmente melodiche o ritmiche o comunque suoni che rimandano al mondo sonoro intrauterino, ha come obiettivo la crescita delle attitudini relazionali, l’equilibrio, la coordinazione oculo-manuale, la coordinazione oculo-segmentaria, il controllo tonico, la percezione del proprio corpo sia sensoriale che propriocettiva. L’attività psicomotoria in acqua ha anche una funzione primordiale, evocativa, avvolgente e coinvolgente, divertente e distensiva; attraverso essa si crea uno stato di benessere che al soggetto permette di rivivere sensazioni già vissute nel grembo materno, nella fase della distensione il contatto corporeo produce un’ottimale percezione del sé.

LABORATORIO DI IPPOTERAPIA: non un semplice “giretto a cavallo”; l’ippoterapia muove dalla cura dell’animale (sellarlo, alimentarlo) che serve alla comunicazione iniziale con esso. Se con l’animale si riesce a stabilire un’armonica interazione, si recuperano sentimenti preziosi (sicurezza, autostima, autonomia), che migliorano decisamente la sfera dei rapporti affettivi e sociali. Le emozioni e le sensazioni di benessere indotte dal movimento del cavallo, al passo o talvolta al piccolo trotto, sollecitando la partecipazione di tutto l’organismo, costituiscono uno stimolo a reagire sotto il profilo sia psicologico che fisico.

A mano a mano che tra il soggetto ed il cavallo si instaura un rapporto dialettico, reciproco, fondato su un linguaggio prettamente motorio, ricco di sensazioni piacevoli, estremamente coinvolgenti sotto il profilo emotivo, l’effetto terapeutico della riabilitazione equestre si dilata e cresce. La prima radice di questo effetto benefico va individuato nel fatto che il cavallo è un animale fortemente simbolico del super-io, vocato ad incrementare il senso di fiducia e di sicurezza, già nel primissimo contatto del montare a cavallo. Il ritmo del cavallo al passo, di 60 oscillazioni al minuto, rilassa il tono muscolare; l’andamento sinusoidale riproduce il movimento di basculla della deambulazione normale, inducendo reazioni di equilibrio specialmente in prossimità degli angoli del maneggio dove la forza centrifuga, spingendo il cavaliere verso l’esterno, sollecita tali reazioni.

L’allineamento capo-tronco-bacino, con la particolare posizione in sella e dall’aggiustamento tonico indotto dal movimento del cavallo, dà vita ad esercizi tipici per la dissociazione dei movimenti e la loro coordinazione. A livello neuro psicologico si attivano reazioni di orientamento, si migliorano i tempi di reazione, si potenziano l’abilità esecutiva e la discriminazione spaziale. A livello delle funzioni corticali superiori è possibile ipotizzare un miglioramento sui livelli di concentrazione, di estroversione, di vigilanza, di espressività e di aggressività. L’uso delle redini consente di dirigere il cavallo verso l’obiettivo; memoria e attenzione sono continuamente stimolate. La modulazione delle cariche aggressive, talvolta alterate nel ritardo di prestazioni intellettive, sono controllate dalla necessità di evitare spiacevoli reazioni e di ottenere un’adeguata gratificazione ludica. Spesso il soggetto desidera comunicare al cavallo o all’operatore il proprio entusiasmo: una decisiva crescita dell’espressività.

LABORATORIO TEATRALE
Il teatro ha in sé, per i portatori di una qualche forma di disagio fisico o soprattutto psichico, una forte componente di crescita sociale: Il teatro è corpo e vita. È un sentire rituale, irriducibile ad un qualcosa di cognitivo e di morale. Non può essere descritto in termini di vero o falso e di bene o di male. Il teatro è passione, perfetta aderenza al vivere, la passione è la chiave della condizione umana. offre la possibilità di sviluppare, l’espressività del soggetto, la creazione di un linguaggio alternativo, di esprimere i propri sentimenti ed emozioni e confrontarli con quelli degli altri, di abbassare il livello di ansia, di arricchire l’espressività, di socializzare più facilmente e di migliorare il rapporto con gli altri, perché è eminentemente un’attività di gruppo. Se è vero che sempre e comunque recitare arricchisce l’Io facendogli vivere percorsi relazionali ed emotivi sempre nuovi, noi abbiamo sperimentato come il disabile in scena faccia trasparire la sua necessità di teatro; ogni gesto, ogni parola, ogni movimento in lui non è mai una routine, tanto meno mestiere. Il Laboratorio Teatrale di Espressione Creativa si pone l’obiettivo di portare il soggetto accolto alla scelta di fare teatro perché egli, magari in maniera non del tutto cosciente, si rende conto che la qualità dell’essere e dell’agire sulla scena viene al primo posto, senza scuse o concessioni.

L‘IMPEGNO PSICOPEDAGOGICO DEI NOSTRI CENTRI DIURNI
(Da qui in avanti, fino a “IL LABORATORIO DI VELATERAPIA”, inserire, in libertà e cadenze regolari, le seguenti foto, tutte prese da Video per il sito:
02-08; 05-06; 05-11; 06-01; 06-02; 06-03; 06-04; 06-05 ;06-09; 06-11; 06-12; 07-01; 07-02; 07-03; 08-01; 08-03; 09-01; 09-02)
Ma, rispetto alla generale tendenza ad emarginare i disabili, la più puntuale testimonianza dello stile comunitario è forse lo spettacoloso lavoro di taglio psicopedagogico che portano avanti i nostri centri diurni.
Oggi nella nostra comunità i soggetti accolti sono prevalentemente disabili psichici: sembrerebbe dunque che tutti i discorsi fatti qui sopra, e lo stesso motto programmatico “Non c’è dignità senza lavoro”, dovessero vanificarsi; e invece qui si inseriscono l’intelligenza e la tenacia dei nostri centri diurni nel loro quotidiano perseguire la valorizzazione personalizzata delle capacità dei “ragazzi” accolti, anche quando quelle capacità sono estremamente residuali,.

“Centro diurno”
Un “centro diurno” è il luogo dove, dal lunedì al venerdì, per otto ore al giorno, la Comunità si dedica alla crescita, tutta la crescita possibile, dei disabili accolti, sia a titolo di ricovero residenziale che a titolo di ricovero diurno. In quelle otto ore si fa un qualcosa che secondo noi è di vitale importanza per oi ragazzi e di altissimo profilo civile per tutti: SI ACCOGLIE E SI VALORIZZA LA PERSONA NELLA SUA DIGNITÀ.
La dignità di persone tocca ad ogni uomo, per il solo fatto di essere un uomo.
La dignità di persona fonda quei diritti dell’uomo che la società e lo stato debbono semplicemente riconoscere.
Tra questi diritti c’è quello a diventare personalità, cioè a diventare capaci di darsi dei fini e a scegliere i mezzi giusti per raggiungere quei fini.
Ma quando hai davanti a te, affidati alle tue cure di operatore, dei ritardati mentali, non puoi non renderti conto che essi solo parzialmente, o forse molto parzialmente, riusciranno a diventare personalità.

E qui nasce la grande domanda. NE VALE LA PENA? Noi pensiamo di sì. La gente, i mass media, l’Intelligentzia del nostro paese pensano di no. Non lo dicono, ma pensano di no, che non valga la pena. Non lo dicono, ma pensano che andrebbe bene lo stesso se quelle decine di disabili psichici venissero concentrati in un sola stanza, in riga, con un solo operatore che intona ogni tanto “Fra Martino Campanaro”, alternandolo con “Oh! Quante belle figlie Madama Dorè!”,
Non lo dicono, che non vale la pena, semmai dicono che “costa troppo”.
Portare alla laurea in ingegneria un ragazzo normale ha costi altissimi, ma sicuramente ne vale la pena; ma portare Fabrizio a ridere solo di qualcosa che merita il suo riso, no, costa troppo.
Don Angelo è solito ricordare, in proposito, l’uscita di Annina, figlia di suo fratello Ubaldo, medico a Sassoferrato. Quel giorno egli era tornato a casa più tardi del previsto; e durante il pranzo spiegava alla moglie, alle figlie e al fratello prete, suo opsite quel giorno, che il ritardo era dovuto al fatto che in ospedale s’era preso cura di una persona anziana: un persona -disse- che era stata investita da una macchina, e ne era uscita malconcia, con diverse ossa rotte, un forte trauma cranico, una consistente perdita di sangue …: la bambina, che aveva 4 o 5 anni, chiese con il candore di chi riflette con assoluta immediatezza l’utilitarismo dilagante nella nostra cultura vincente : “O babbo, ma … conviene accomodarlo?”
È la domanda che la gente si pone di fronte ad un soggetto che dispone di capacità molto residuali, che gli permettono solo performances oggettivamente molto modeste. Conviene? Conviene investirci tempo e denaro, se tanto poveri, oggettivamente, saranno i risultati conseguiti?
Gli operatori dei nostri Centri diurni rispondono di sì, perché constatano ogni giorno che ne può nascere qualcosa di profondo e anche gratificante per l’operatore stesso.

La funzione essenziale delle cooperative sociali
A questo punto intervengono le sei cooperative sociali, come longae manus della nostra comunità: i nostri “ragazzi”, al di là dei loro limiti, riescono a volte a realizzare lavori di pregio, che, per essere immessi sul mercato, debbono essere prodotti da un ente che abbia la partita IVA.
Per la verità c’è anche un altro motivo aeque principalis che ci ha indotto a creare queste cooperative sociali: il contenimento degli stipendi degli operatori, che vorremmo vedere ben più consistenti ma la micragnosità delle risorse che l’Ente Pubblico mette a nostra disposizione non lo consente.
Tre sono le cooperative sociali alle quali “si appoggiano” i nostri tre centri diurni: a Gubbio la coop. Sociale S. Girolamo e la Coop Sociale La Saonda, a Perugia la Coop. Sociale Il Pavone.
Il coordinamento generale è del dr. Daniele Minelli, Psicologo clinico e di comunità, che ha due collaboratori, Sabrina Valentini e Matteo Catacchini nel Centro Diurno La Campagna dove quotidianamente lavora, e si avvale di Nicolina Grazia Farris per il Centro la Saonda e di Caterina Fania per il Centro Il Pavone.

Servizi complementari, di supporto e integrativi 
Sono “servizi complementari” le prestazioni con le quali i “ricoverati”, nelle forme possibili, dànno il loro contributo,magari minimo ma … tutto loro, alla gestione quotidiana del centro li accoglie: in cucina, in sala da pranzo, nella piccole pulizie.
Servizi di supporto: interventi ricreativo/educativo/culturali: gemellaggi, scambio di esperienze con altri centri, attività ludica; attività artistica e teatrale; mostre di pittura e di prodotti realizzati dagli ospiti del centro e simili. Sevizi integrativi: gite, uscite, feste, viaggi turistico/culturali, “competizioni” sportive; soggiorni marini della durata di 2 settimane.

Aree, progetti, obiettivi 
Sulla base delle linee concordate con l’ASL, il lavoro socio-psico-pedagogico
• quanto al “dove si colloca” è organizzato per aree;
• quanto alle finalità per cui si lavora, è organizzato per progetti, ognuno dei quali si prefigge uno più obiettivi.
Le aree interessate sono quella della Riabilitazione Cognitiva, delle Autonomie Personali, delle Autonomie Sociali, della Socializzazione, della Formazione Culturale, dell’Ergoterapia, della Fisioterapia, dell’Educazione Affettiva e della Sessualità, di Arte Terapia, dell’Espressione Creativa, dell’Educazione Razionale ed Emotiva.

I progetti 
• sono strettamente personalizzati sul singolo soggetto,
• sono a medio termine,
• vengono realizzati tramite dei laboratori,
• vengono discussi negli incontri periodici dell’équipe tecnica
• vengono verificati ogni sei mesi.

Gli obiettivi, ogni area ne ha di specifici, in riferimento a quattro obiettivi di fondo:
• far crescere le capacità percettive, per incrementare l’assunzione di informazioni;
• far crescere le capacità mnemoniche per imparare a immagazzinare, a valutare, a confrontare;
• far crescere le capacità cognitive, per l’elaborazione dell’informazione;
• far crescere le capacità coordinative, i fini dell’organizzazione e della regolazione del movimento.

I laboratori
Sul piano operativo, l’individuazione degli obiettivi dà luogo alla creazione di laboratori: laboratorio di Decoupage, di arte/terapia dei Burattini, di arte/terapia del Colore, dell’Attività Sportiva, della Carta Artigianale, dell’Attività Ludico/ricreativa, dell’ Orticoltura.
Due gruppi di laboratori meritano una particolare menzione:
• quelli che vengono “appoggiati” all’attività lavorativa: lavorazione del coriandolo, cornice- ria, falegnameria;
• quelli che potremmo definire ad alta fantasia inventiva: laboratorio di psicomotricità funzionale in acqua, di ippoterapia, di vela terapia, di attività teatrale, di tiro con l’arco.

Laboratori “appoggiati” all’attività lavorativa
Il lavoro fa parte della quotidianità di ogni essere umano è luogo di costruzione di identità, rafforza la fiducia e il rispetto di sé, luogo di scambio e di relazioni sociali, produce autonomia.

LABORATORIO di LAVORAZIONE DEL CORIANDOLO
La terapia occupazionale è qui in gado di esaltare le reali capacità di tutti, qui l’inserimento lavorativo ha lo scopo primario di valorizzare e gratificare la persona, ma anche di insegnare il rispetto delle regole e dell’orario, il miglioramento della manualità, il mantenimento dell’attenzione.

LABORATORIO di CORNICERIA
In un lavoro non elementare come questo, lo scopo dell’inserimento lavorativo è quello di rendere consapevole il soggetto dell’importanza rivestita dal lavoro che esegue e sentirsene gratificato: il quantitativo di prodotto finito può anche essere modesto, ma la sua qualità è alta; e questo facilita l’abbattimento delle differenze fra disabilità e normalità.

LABORATORIO di FALEGNAMERIA
Il laboratorio falegnameria dà un’ulteriore possibilità a soggetti svantaggiati. Non solo quella di potersi rapportare con persone specializzate nel settore e quindi di poter imparare un mestiere, permettendogli da subito un bell’inserimento sociale ed ergoterapico, ma anche, in prospettiva, quello di venire inseriti in un contesto sociale “non protetto”.

Laboratori ad alto tasso di fantasia inventiva 
La nostra Équipe medica e psicopedagogica si fa carico del disabile in chiave personalista/dina-mica e punta ad incrementare con mezzi sempre nuovi il suo patrimonio di umanità, “inventandosi” laboratori di taglio inimmaginabile. Un’esperienza estemporanea è stata fatta anche nel Rafting, con l’omonima associazione di Norcia. Ma i laboratori hanno tutti una continuità nel tempo

LABORATORIO DI PSICOMOTRICITÀ FUNZIONALE IN ACQUA: L’attività psicomotoria in acqua, utilizzando anche musiche gradevolmente melodiche o ritmiche o comunque suoni che rimandano al mondo sonoro intrauterino, ha come obiettivo la crescita delle attitudini relazionali, l’equilibrio, la coordinazione oculo-manuale, la coordinazione oculo-segmentaria, il controllo tonico, la percezione del proprio corpo sia sensoriale che propriocettiva. L’attività psicomotoria in acqua ha anche una funzione primordiale, evocativa, avvolgente e coinvolgente, divertente e distensiva; attraverso essa si crea uno stato di benessere che al soggetto permette di rivivere sensazioni già vissute nel grembo materno, nella fase della distensione il contatto corporeo produce un’ottimale percezione del sé.

LABORATORIO DI IPPOTERAPIA: non un semplice “giretto a cavallo”; l’ippoterapia muove dalla cura dell’animale (sellarlo, alimentarlo) che serve alla comunicazione iniziale con esso. Se con l’animale si riesce a stabilire un’armonica interazione, si recuperano sentimenti preziosi (sicurezza, autostima, autonomia), che migliorano decisamente la sfera dei rapporti affettivi e sociali. Le emozioni e le sensazioni di benessere indotte dal movimento del cavallo, al passo o talvolta al piccolo trotto, sollecitando la partecipazione di tutto l’organismo, costituiscono uno stimolo a reagire sotto il profilo sia psicologico che fisico. A mano a mano che tra il soggetto ed il cavallo si instaura un rapporto dialettico, reciproco, fondato su un linguaggio prettamente motorio, ricco di sensazioni piacevoli, estremamente coinvolgenti sotto il profilo emotivo, l’effetto terapeutico della riabilitazione equestre si dilata e cresce. La prima radice di questo effetto benefico va individuato nel fatto che il cavallo è un animale fortemente simbolico del super-io, vocato ad incrementare il senso di fiducia e di sicurezza, già nel primissimo contatto del montare a cavallo. Il ritmo del cavallo al passo, di 60 oscillazioni al minuto, rilassa il tono muscolare; l’andamento sinusoidale riproduce il movimento di basculla della deambulazione normale, inducendo reazioni di equilibrio specialmente in prossimità degli angoli del maneggio dove la forza centrifuga, spingendo il cavaliere verso l’esterno, sollecita tali reazioni. L’allineamento capo-tronco-bacino, con la particolare posizione in sella e dall’aggiustamento tonico indotto dal movimento del cavallo, dà vita ad esercizi tipici per la dissociazione dei movimenti e la loro coordinazione. A livello neuro psicologico si attivano reazioni di orientamento, si migliorano i tempi di reazione, si potenziano l’abilità esecutiva e la discriminazione spaziale. A livello delle funzioni corticali superiori è possibile ipotizzare un miglioramento sui livelli di concentrazione, di estroversione, di vigilanza, di espressività e di aggressività. L’uso delle redini consente di dirigere il cavallo verso l’obiettivo; memoria e attenzione sono continuamente stimolate. La modulazione delle cariche aggressive, talvolta alterate nel ritardo di prestazioni intellettive, sono controllate dalla necessità di evitare spiacevoli reazioni e di ottenere un’adeguata gratificazione ludica. Spesso il soggetto desidera comunicare al cavallo o all’operatore il proprio entusiasmo: una decisiva crescita dell’espressività.

LABORATORIO TEATRALE
Il teatro ha in sé, per i portatori di una qualche forma di disagio fisico o soprattutto psichico, una forte componente di crescita sociale: Il teatro è corpo e vita. È un sentire rituale, irriducibile ad un qualcosa di cognitivo e di morale. Non può essere descritto in termini di vero o falso e di bene o di male. Il teatro è passione, perfetta aderenza al vivere, la passione è la chiave della condizione umana. offre la possibilità di sviluppare, l’espressività del soggetto, la creazione di un linguaggio alternativo, di esprimere i propri sentimenti ed emozioni e confrontarli con quelli degli altri, di abbassare il livello di ansia, di arricchire l’espressività, di socializzare più facilmente e di migliorare il rapporto con gli altri, perché è eminentemente un’attività di gruppo. Se è vero che sempre e comunque recitare arricchisce l’Io facendogli vivere percorsi relazionali ed emotivi sempre nuovi, noi abbiamo sperimentato come il disabile in scena faccia trasparire la sua necessità di teatro; ogni gesto, ogni parola, ogni movimento in lui non è mai una routine, tanto meno mestiere. Il Laboratorio Teatrale di Espressione Creativa si pone l’obiettivo di portare il soggetto accolto alla scelta di fare teatro perché egli, magari in maniera non del tutto cosciente, si rende conto che la qualità dell’essere e dell’agire sulla scena viene al primo posto, senza scuse o concessioni.

LABORATORIO DI TIRO CON L’ARCO 
Lo sport in genere favorisce l’appartenenza, rompe stati di isolamento, obbliga a confrontarci e a metterci alla prova, facendoci imboccare strade delle quali non conoscevamo l’esistenza; le regole che lo sport insegna sono importanti per la conoscenza di sé e per il rispetto di sé e degli altri.
Gli effetti maggiori del tiro con l’arco sono sono il miglioramento della coordinazione, il controllo di sé, la capacità di concentrarsi, l’equilibrio. Saper dare un ordine ad eventi temporali e saper guidare il proprio corpo nella formazione di una gestualità intenzionale e indirizzata a far proprie tutta una serie di competenze cognitivo/motorie è indispensabile per un sereno rapporto con se stessi e con gli altri; e questo il tiro con l’arco l’ottiene sviluppando un’organizzazione mentale che regola sequenze motorie che nascono dalla concentrazione mentale necessaria per eseguire gli schemi del tiro. Le qualità cognitivo/motorie che il tiro con l’arco sviluppa sono le abilità logico-percettive e logico-spaziali; l’acume visivo; le capacità di organizzare lo stimolo e di tollerare le ambiguità senso-percettive, in vista dell’indipendenza dal campo percettivo; l’equilibrio emotivo; la discrimi-nazione cinestesica, le capacità di decidere e di assumersi le proprie responsabilità, il pensiero divergente, l’acquisizione di una maggiore sicurezza di sé, l’attitudine a dare ordine alle sequenze mentali, a concentrare l’attenzione, a prendere coscienza del proprio sé corporeo.

Progetti/laboratori sperimentali
PROGETTO DI RICERCA PSICOPEDAGOGICA ASSISTITA. 
Da cinque anni il Ministero della Pubblica Istruzione promuove all’interno della Comunità di Capodarco dell’Umbria un Progetto di ricerca psicopedagogica assistita, intelligenza emotiva e dinamica delle relazioni negli interventi educativi di prevenzione e riabilitazione; si tratta di una sperimentazione nell’ambito di LIFE SKILLS EDUCATION (ABILITÀ alla vita); sono le abilità fondamentali per lo sviluppo personale e sociale, in quanto rendono capaci di far fronte efficacemente alle richieste e alla sfide della vita quotidiana. In questi anni diverse sono state le tematiche prese in considerazione dal progetto di ricerca: Arte-Educazione_Tearpia, Palare ei sentimenti, Intelligenza emotiva e reazioni interpersonali. Referente del Progetto per il Ministero della Pubblica Istruzione è l’insegnante Nicoletta Sensi, distaccata presso la Comunità di Capodarcp dell’Umbria.

LABORATORIO DI VELATERAPIA
La barca a vela è uno spazio privilegiato dove è possibile rendere più leggera la disabilità, attenuarne il disagio, aumentare il livello di qualità della vita, allontanare o gestire meglio gli spazi di noia esistenziale di chi vive lo svantaggio nelle sue differenti forme. Ai disabili la vela offre strumenti efficaci di elaborazione del vissuto e di strategia nella ricerca di autonomia e consente la riduzione delle terapie farmacologiche; in particolare per i malati mentali la vela produce una forte diminuzione del carico familiare e assistenziale. L’obiettivo principale è il potenziamento dell’ autostima, che è un sostegno forte nel processo che porta all’autonomia, alla capacità di decidere e all’assunzione di responsabilità.
(inserire qui la pagina 2 de IL LATO UMANO, tranne la parte bassa; ingrandire le quattro foto in linea, in modo da rendere riconoscibili i personaggi)
È veramente straordinario vedere come si rapporta con questi ragazzi Vittorio Malingri; e ci si chiede come sia stato possibile che, tra i tanti finanziatori sollecitati che magari hanno lodevolmente appoggiato la sagra della porchetta, o la festa della trippa al sugo, non sia emerso qualcuno che si entusiasmasse di questa ennesima riedizioni di Ulisse: dopo quello di Omero, dopo quello di Dante, quello di Pascoli, di D’annunìzio, di Joyce, …

LE CONSULENZE ESTERNE 
Al fine di portare avanti tuta questa mole di lavoro i nostri Centri Diurni hanno attivato tutta una serie di consulenze esterne, da quella ad ampio spettro della Dott.ssa Nicoletta Sensi, ricercatrice pedagogica, a quella di Antonella Corsetti, laureanda in scienze della formazione, per l’ Arteterapia/ Laboratorio dei burattini; da quella di Andrea De Agazio, degli Arcieri Storici del Medioevo Fossa-tano , a quella della Pro Loco di Pila e degli Assessorati alla Cultura dei Comuni di Costacciaro e Gualdo Tadino; da quella del Centro Ippico Caldese di Città di Castello, condotto dalla cooperativa sociale La Rondine, a quella dell’Associazione Spirit di Gubbio; da quella di Gilda Foni, Maestra di teatro, a quella della Compagnia teatrale “Società dello spettacolo”del regista Claudio Grugher, a quella del laboratorio 365 di Riccardo Tordoni.
Particolarmente significativa l’attivazione delle collaborazioni indispensabili per la velateapia: quella del Circolo Velico del Trasimeno e dell’Associazione “Vela Insieme”: il presidente Bruno Brunoni ha messo a diposizione dei nostri ragazzi la barca necessaria per le prime esperienza e per la “Regata dell’amicizia” verso l’Isola d’Elba: in questo contesto Vittorio Malingri ha dismesso i panni dell’eroe del mare ed è diventato di casa.

Futuribili
LABORATORIO DI CARTA A MANO
E’ in costruzione in Via Elba 49 l’impoianto ad alto tasso d’impiego manuale per la produzione di carata a mano alla maniere antica.

LABORATOPRIO DI INFORMATZZAZIONE DEGI ARCHIVI.
Il parco macchine eletronico è rimasto inutilizzato doo che il corso di formazione pensato in funzione di quel lanoratorio ha dato esiti negativi.

Lo sport in genere favorisce l’appartenenza, rompe stati di isolamento, obbliga a confrontarci e a metterci alla prova, facendoci imboccare strade delle quali non conoscevamo l’esistenza; le regole che lo sport insegna sono importanti per la conoscenza di sé e per il rispetto di sé e degli altri.
Gli effetti maggiori del tiro con l’arco sono sono il miglioramento della coordinazione, il controllo di sé, la capacità di concentrarsi, l’equilibrio. Saper dare un ordine ad eventi temporali e saper guidare il proprio corpo nella formazione di una gestualità intenzionale e indirizzata a far proprie tutta una serie di competenze cognitivo/motorie è indispensabile per un sereno rapporto con se stessi e con gli altri; e questo il tiro con l’arco l’ottiene sviluppando un’organizzazione mentale che regola sequenze motorie che nascono dalla concentrazione mentale necessaria per eseguire gli schemi del tiro. Le qualità cognitivo/motorie che il tiro con l’arco sviluppa sono le abilità logico-percettive e logico-spaziali; l’acume visivo; le capacità di organizzare lo stimolo e di tollerare le ambiguità senso-percettive, in vista dell’indipendenza dal campo percettivo; l’equilibrio emotivo; la discrimi-nazione cinestesica, le capacità di decidere e di assumersi le proprie responsabilità, il pensiero divergente, l’acquisizione di una maggiore sicurezza di sé, l’attitudine a dare ordine alle sequenze mentali, a concentrare l’attenzione, a prendere coscienza del proprio sé corporeo.

Progetti/laboratori sperimentali
PROGETTO DI RICERCA PSICOPEDAGOGICA ASSISTITA.
Da cinque anni il Ministero della Pubblica Istruzione promuove all’interno della Comunità di Capodarco dell’Umbria un Progetto di ricerca psicopedagogica assistita, intelligenza emotiva e dinamica delle relazioni negli interventi educativi di prevenzione e riabilitazione; si tratta di una sperimentazione nell’ambito di LIFE SKILLS EDUCATION (ABILITÀ alla vita); sono le abilità fondamentali per lo sviluppo personale e sociale, in quanto rendono capaci di far fronte efficacemente alle richieste e alla sfide della vita quotidiana. In questi anni diverse sono state le tematiche prese in considerazione dal progetto di ricerca: Arte-Educazione_Tearpia, Palare ei sentimenti, Intelligenza emotiva e reazioni interpersonali. Referente del Progetto per il Ministero della Pubblica Istruzione è l’insegnante Nicoletta Sensi, distaccata presso la Comunità di Capodarcp dell’Umbria.
LABORATORIO DI VELATERAPIA: La barca a vela è uno spazio privilegiato dove è possibile rendere più leggera la disabilità, attenuarne il disagio, aumentare il livello di qualità della vita, allontanare o gestire meglio gli spazi di noia esistenziale di chi vive lo svantaggio nelle sue differenti forme. Ai disabili la vela offre strumenti efficaci di elaborazione del vissuto e di strategia nella ricerca di autonomia e consente la riduzione delle terapie farmacologiche; in particolare per i malati mentali la vela produce una forte diminuzione del carico familiare e assistenziale. L’obiettivo principale è il potenziamento dell’ autostima, che è un sostegno forte nel processo che porta all’autonomia, alla capacità di decidere e all’assunzione di responsabilità.
(inserire qui la pagina 2 de IL LATO UMANO, tranne la parte bassa; ingrandire le quattro foto in linea, in modo da rendere riconoscibili i personaggi)
È veramente straordinario vedere come si rapporta con questi ragazzi Vittorio Malingri; e ci si chiede come sia stato possibile che, tra i tanti finanziatori sollecitati che magari hanno lodevolmente appoggiato la sagra della porchetta, o la festa della trippa al sugo, non sia emerso qualcuno che si entusiasmasse di questa ennesima riedizioni di Ulisse: dopo quello di Omero, dopo quello di Dante, quello di Pascoli, di D’annunìzio, di Joyce, …

LE CONSULENZE ESTERNE
Al fine di portare avanti tuta questa mole di lavoro i nostri Centri Diurni hanno attivato tutta una serie di consulenze esterne, da quella ad ampio spettro della Dott.ssa Nicoletta Sensi, ricercatrice pedagogica, a quella di Antonella Corsetti, laureanda in scienze della formazione, per l’ Arteterapia/ Laboratorio dei burattini; da quella di Andrea De Agazio, degli Arcieri Storici del Medioevo Fossa-tano , a quella della Pro Loco di Pila e degli Assessorati alla Cultura dei Comuni di Costacciaro e Gualdo Tadino; da quella del Centro Ippico Caldese di Città di Castello, condotto dalla cooperativa sociale La Rondine, a quella dell’Associazione Spirit di Gubbio; da quella di Gilda Foni, Maestra di teatro, a quella della Compagnia teatrale “Società dello spettacolo”del regista Claudio Grugher, a quella del laboratorio 365 di Riccardo Tordoni.
Particolarmente significativa l’attivazione delle collaborazioni indispensabili per la velateapia: quella del Circolo Velico del Trasimeno e dell’Associazione “Vela Insieme”: il presidente Bruno Brunoni ha messo a diposizione dei nostri ragazzi la barca necessaria per le prime esperienza e per la “Regata dell’amicizia” verso l’Isola d’Elba: in questo contesto Vittorio Malingri ha dismesso i panni dell’eroe del mare ed è diventato di casa.

Futuribili
LABORATORIO DI CARTA A MANO
E’ in costruzione in Via Elba 49 l’impoianto ad alto tasso d’impiego manuale per la produzione di carata a mano alla maniere antica.

LABORATOPRIO DI INFORMATZZAZIONE DEGI ARCHIVI.
Il parco macchine eletronico è rimasto inutilizzato doo che il corso di formazione pensato in funzione di quel lanoratorio ha dato esiti negativi.